Addio alle armi?

Il 14 aprile scorso erano cento anni da quando il sottotenente Luigi Tassinari, zio Gigi, ventun anni, aveva scritto questa lettera dal fronte della Grande Guerra a sua madre, mia nonna. Avrei potuto pubblicarla allora ma non ci sono riuscito, mi sembrava osceno celebrare in qualsiasi modo quell’anniversario.

 Ma la guerra continua in Iraq, Siria, Afghanistan e in decine di altri paesi di quello che si chiamava Terzo Mondo. Nel primo dei mondi, negli Stati Uniti di Donald Trump, le spese per la guerra sono appena state aumentate di 54 miliardi raggiungendo la cifra astronomica di 554 miliardi di dollari l’anno.

Credo che questo reportage non giornalistico ma intimo, familiare, vero su un giorno qualsiasi di guerra raccontato da un ragazzo, aiuti a sentire tutta l’assurdità e la stupidità della guerra. Dopo un anno al fronte Luigi comincia, pur senza accorgersene, a liberarsi dalla patria retorica, dalle “belle idee per cui si muore”, dall’esaltazione delle armi.

Lamberto Tassinari

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14 Aprile 1916

Carissima mamma

Non avevo scritto niente per non metterli in pensiero, ma ora che tutto è passato posso scrivere.

 

Da vario tempo sapevamo che dovevamo fare un’ azione ed occupare una posizione importantissima, il 10 a sera il comandante di Battaglione riunì i comandanti di compagnia dicendo che la mattina del 12 alle 5 si sarebbe iniziata l’azione. Il giorno 11 andai in ricognizione per vedere il punto dove si sarebbe attaccato. La notte dall’11 al 12 andai di servizio [………..illeggibile] e la mattina alle 2  con la mia compagnia ci portammo a circa 700 m. dalla posizione da occupare ; ci mettemmo nel bosco, il momento era tragico.

Alle 3 la nostra artiglieria cominciò a bombardare con granate incendiarie le trincee, le ridotte ed i ricoveri blindati che si dovevano occupare, il tiro era di una precisione meravigliosa. I pezzi di artiglieria furono portati a un Km dalle trincee nemiche, spararono circa 2000 colpi sconquassando ogni cosa ; quando si credette giunto il momento, lanciammo un razzo e l’artiglieria smise di tirare e il nostro capitano si slanciò avanti gridando « Savoia », ma fatti pochi passi cadde ucciso di colpo da una fucilata in un occhio, aveva 22 anni, seguitammo nello slancio dopo pochi metri il S.tenente Aldo Becatti di Siena cadeva ucciso da fucilate nella testa, contemporaneamente cadeva anche il Redi colpito al petto da una pietra lanciata in aria da una granata, svenne e rimase svenuto per 4 ore, ma fu subito raccolto e trasportato al posto di medicazione ove fu riscontrato che era semplicemente contuso, gli hanno dato qualche giorno di riposo.

Gigi Tassinari nel ritratto a acquerello di un compagno d’armi

Io e gli altri due sottotenenti superstiti seguitammo seguiti e qualche volta sorpassati dai soldati che si comportarono meravigliosamente, giunti a 40 m circa dalle trincee trovammo una linea di reticolato ancora intatta e ci buttammo a terra cercando di abbatterla, intanto le palle fischiavano e molti soldati furono feriti e morti, meno male che il terreno era scabroso e ci potemmo salvare mettendosi al coperto dietro tronchi  d’albero che erano a terra, una mitragliatrice nemica e molti tiratori che erano rimasti nelle trincee facevano un fuoco indiavolato e le palle fischiavano rabbiosamente ; la nostra artiglieria da campagna riprese il suo tiro meraviglioso e fece saltare il ricovero dove era la mitragliatrice, Il reticolato fu abbattuto e ci slanciammo nuovamente all’attacco, i nemici superstiti fuggirono e gli facemmo diverse scariche facendone ruzzolare parecchi e prendemmo parecchi prigionieri, casse di munizioni, fucili, mitragliatrici, i ricoveri erano pieni di cadaveri spezzati dalle nostre artiglierie, era uno spettacolo orrendo, sangue da pertutto ; prendemmo subito misure affinché non venissero al contrattacco e ci mettemmo a lavorare per rafforzare la posizione ; verso le 8 cominciò contro di noi il tiro micidiale dell’artiglieria nemica, erano centinaia di granate che piovevano, si era rincretiniti si sentivano i lamenti dei feriti che facevano rabbrividire, erano in generale ferite orrende, asportazione di arti ecc, io col mio attendente ed altri 5 soldati ero intento a rafforzare un ricovero quando scoppiò dentro una granata da 210 io caddi a terra coperto di sassi e mezzo rimbambito mi alzai subito e vidi uno spettacolo orrendo, due dei soldati erano a terra morti, uno senza testa, 3 erano feriti, il mio attendente gravemente, una scheggia di granata lo passò da parte a parte, lo feci trasportare al posto di medicazione e non ne ho saputo più niente, povero figliolo. Questo lavoro seguitò fino alla sera, mandai un biglietto al maggiore chiedendo il cambio, ed avvertendolo che la posizione era insostenibile, mi rispose di rimanere a qualunque costo e che il cambio non era possibile fino alla mattina del 13, sicché rimanemmo, l’artiglieria ricominciò alle due dopo mezzanotte e fu tremendo, il terreno era battuto metro per metro, le buche fatte dai proiettili erano enormi sassi e terra volavano, era qualcosa di spaventoso ; ebbi la giacchetta passata da una scheggia che non mi ferì ; come dio volle venne la mattina ed alle 7 ci dettero il cambio, dopo un’ ora dal cambio fummo nuovamente chiamati perché quelli che ci avevano sostituito rinculavano non potendo resistere al fuoco di artiglieria, ci recammo nuovamente lassù e rimettemmo le cose a posto, finalmente questa mattina sono venute nuove truppe a darci il cambio e questa volta sul serio ; eravamo sfiniti dalla fame e dal sonno. Probabilmente verremo in Italia per un paio di mesi- scriverò.

Gigi Tassinari, appena arrivato al fronte- 1915

Io sto bene e sono salvo, non so come ! le truppe si sono battute benissimo, Corti è ferito ad una spalla leggermente, il Maggiore ci ha elogiato per la splendida condotta, e veramente abbiamo fatto più del nostro dovere, io non credevo di resistere tanto.

 Ho  i nervi scossi dalla continua spasmodica tensione. State contenti che io sto bene e Redi lo stesso.

Avesse visto questi soldati che sono quasi tutti contrari alla guerra andare alla baionetta ! non uno rimase indietro, i soldati mi vogliono bene. Mi informerò dell’attendente e scriverò alla famiglia.

 Saluti e baci a tutti ed un abbraccio dal

Suo

Luigi che è vivo senza saperselo spiegare.

 Baci a Babbo