La salamandra

Giuseppe A. Samonà

8170948596_071bc2400c_bArrivando, il caldo è soffocante, e dovrebbe esser notte, con noi a dormire, invece è giorno, e siamo svegli, anche se stralunati, e tutta quella gente dall’altra parte del vetro a battere con i pugni, accalcarsi, come se volessero proprio noi, noi in fila, stralunati, che dovremmo vorremmo dormire e siam svegli, e fa un caldo, e poi fuori, ancora più caldo, e la gente senza più il vetro, tutti che urlano si agitano ci accerchiano, tutti addosso, sì sì aiuto, e ci strattonano, ci toccano, aiuto, aiuto, hotel, hotel, siamo dentro un carrettino – ma quando siamo saliti ? – via a tutta velocità, ci ha anche un motore, ma che fa ? attenzione alla mucca, un’altra mucca, o è una vacca, it’s the same, ma in mezzo alla strada ? d’un pelo evitiamo un banchetto, un altro si rovescia, bestemmia, credo, il venditore, frutta tanta e bella a rotolare sull’asfalto, nella polvere, ma noi siamo lontani, oramai, via, via nel carrettino a motore che sembra una vespa grassoccia, mucche, macchine, altri carretti, banchetti, ho la nausea, ho paura, ma arriviamo, hashish hashish heroin, ma che dice ? no, no, ancora più paura, dove siamo ? via, dài, dentro l’hotel dentro la stanza, presto, chiudere la porta, e mi getto sul letto, esausto, appicicoso, schifoso, fa un caldo, un caldo, ed è sempre e per sempre giorno, almeno però sono sul letto, orizzontale, al sicuro – ma ecco, la vedo : proprio sopra di me, appiccicata al soffitto con le zampine a ventosa, rosa e ine, le schifose zampine, ma tutto il resto è one, enorme, e verde, la coda, il pancione (… one) che va su e giù, schifoso si gonfia e si sgonfia, respira, e il testone (one), che rovesciato mi guarda, gli occhi indifferenti, e la bocca si apre e si chiude, il collo anch’esso si gonfia e si sgonfia, come se stesse deglutendo qualcosa, o volesse parlare, sì, sì, mentre le labbra – ha anche labbra, maledizione ! – formano come un ghigno, sembra che sorrida, che rida. E sorridendo, ridendo – ma gli occhi come dissociati restano indifferenti – mi guarda, e finalmente (mi sembra) sibila, sussurra : Sono la salamandra – dice – e se mi gira ‘disventoso’ le mie zampine (così parlano le salamandre) e ti cado schifosissima sul viso. Sì, proprio questo dice – o forse son io che le leggo il pensiero, è lo stesso – guardando me che sul letto, dal letto, la guardo. E non mi muovo.

Dovunque altrove, è ovvio, sarei già balzato via, fuori, lontano. Ma ora, a che serve ? Fuori c’è hashish hashish heroin, e il traffico pauroso, la paura tutta, le mucche, i carretti, pericoli dappertutto, e la gente, la gente che urla, heroin, hotel, e persino mushrooms, e poi, è ovvio, hashish, hashish, e tira, strattona, tocca, tocca, con le mani schifose, lucertolose, sembrano anch’esse rosa, come mille zampine… Dio mio, se potessi la riattraverserai quella città infernale, sino all’aereoporto, al di là dei vetri, back through that fucking Looking-Glass e su, via, sull’aereo, per tornare a casa – non ho neanche vent’anni… Ma sono troppo, troppo stanco, appiccicoso, fa un caldo, non posso. Così, rimango steso sul letto, mentre le pale un poco più in là si son messe a girare – chi gliel’ha detto ? – rimestando il caldo, per me e la salamandra, che sempre sorride, ride, e mi guarda.(Quando il buio è arrivato, la sera, non paura come dovrebbe ci ha fatto, ma come un poco sollievo – come se tutto laggiù fosse stato al contrario, o forse è perché il tempo, almeno quello, rientrava nell’ordine, non so – e abbiamo messo il naso fuori dall’hotel, due passi, in mezzo alle ombre di uomini, sempre frenetici, urlanti, toccanti, ma come meno, e più dolci, c’è sembrato, ma sempre il caldo, e beviamo un mango delizioso, e ridiamo con il signore che ce lo vende e cerca di farci ridere, e cogliamo nell’aria un refolo – anche il vento esiste, allora… -, e guardiamo il cielo, le stelle, anche loro… – e torniamo nella nostra stanza, la salamandra sta sempre lì, ma mi sembra che non rida più, solo sorride, ed è, come tutto il resto, quasi accettabile :  il primo giorno sta finendo, e me ne accorgo – ma non mi accorgo, ancora non lo so, che mi sono già innamorato, e per sempre, dell’India)

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(…Or I could just cite Conrad again, only this time verbatim: “And this is how I saw the East. I have seen its secret places and have gazed into its very soul; but now I see it from a small boat, a high outline of mountains… The first sigh of the East on my face. That I can never forget. It was impalpable and enslaving, like a charm, like a whispered promise of mysterious delight”. How can I, today, not feel a sweet strong emotion seeing again in my mind that smiling salamander hanging over head?)

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(V. anche: Quand j’y repense en français)